Paradigma della neurodiversità

Siamo tuttə neurodiversə!

Siamo tuttə neurodiversə!
Il concetto di neurodiversità è stato introdotto verso la fine degli anni ‘90 dalla ricercatrice autistica Judy Singer1 , anche per rispondere alla mancanza di termini adatti per descrivere un’ampia gamma di esperienze umane. Così, proprio come l’idea di biodiversità indica la varietà di specie viventi che popolano il mondo naturale, la neurodiversità descrive la varietà neurologica presente all’interno della specie umana.  Secondo il paradigma della neurodiversità non esiste un modo “normale” o “preferibile” di essere o di pensare ma una molteplicità di funzionamenti differenti, alcuni dei quali sono più frequenti di altri.

Neurotipicità e neurodivergenza. Di cosa parliamo?

Con il termine neurotipico si intende lo stile di funzionamento più conosciuto e per questo i bisogni espressi da una persona neurotipica appaiono spesso più comprensibili perchè confermano ciò che ci si aspetta nel modo di pensare, comunicare, relazionarsi ed elaborare gli stimoli sensoriali. Al contrario, chi ha un funzionamento che diverge dalla norma neurotipica è detto neurodivergente, espressione che è usata come termine ombrello per descrivere tutte quelle esperienze che si discostano dall’aspettativa neurotipica. Persone autistiche, ADHD e dislessiche hanno bisogni e strategie differenti ma, allo stesso tempo, sono accomunate dal fatto di avere uno stile di funzionamento diverso da quello tipico.

Il ruolo della società

Così come per la varianza di genere, la neurodivergenza porta a vivere un’esperienza che si discosta dalle aspettative di come si dovrebbe essere per la società2. In entrambi i casi non sono le persone che dovrebbero adeguarsi a queste aspettative, ma la società che dovrebbe riconoscere, accogliere e apprezzare la diversità.

Alessandra Biancardi – psicologa

Chiara Castellini – educatorƏ autisticƏ e ADHD

Silvia De Vincenzi –  medico neuropsichiatra infantile

NOTA IMPORTANTE

Abbiamo recentemente scoperto le posizioni sioniste, islamofobiche e transfobiche di Judy Singer.
Come professionistɜ intersezionali non possiamo ignorare la cosa e abbiamo deciso di prendere le distanze da queste posizioni.

Riconosciamo a Judy Singer l’importanza del lavoro svolto nell’ambito della neurodiversità e neurodivergerza, ma critichiamo duramente le sue esternazioni sulla comunità transgender e sul popolo palestinese.

Per noi i diritti devono essere riconosciuti a tutte le minoranze oppresse, siano esse neurodivergenti, transgender, queer, BIPOC (black, indigenous, and other people of color), povere, disabili, con orientamento sessuale non etero, HIV positive, con corpi non conformi…

Ci battiamo contro ogni forma di discriminazione, oppressione e contro ogni forma di transfobia, abilismo, eterocisnormatività, razzismo, colonialismo, grassofobia, ageismo, sierofobia, islamofobia.

[1] Singer, J. (1998). Odd People In: The Birth of Community Amongst People on the “Autistic Spectrum”: a personal exploration of a New Social Movement based on Neurological Diversity. Tesi presentata presso la facoltà Humanities and Social Sciences, Universi

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