Gli scienziati hanno condotto il maggior studio fatto fino ad oggi sui bambini transgender: ecco cosa hanno scoperto

Kashmira Gander  11/18/19 

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I/le bambin* trans che vivono secondo il genere con cui si identificano, agiscono e si sviluppano in modo simile a* bambin* cisgender della loro età, secondo un nuovo studio.

Nel più grande studio mai condotto su bambin* transgender, gli scienziati hanno selezionato 317 bambin* transgender di età compresa tra 3 e 12 anni, 189 de* loro fratelli/sorelle e 316 bambin* cisgender come campione di controllo. I/le partecipanti transgender avevano fatto la transizione sociale, il che significa che vivevano secondo il genere con cui si identificano e non secondo il genere che era stato assegnato loro alla nascita. Ad esempio, una bambina a cui avevano assegnato il genere maschile alla nascita perché nata con i genitali maschili, che si è dichiarata e vive come femmina.

Per condurre lo studio, i ricercatori hanno incontrato famiglie di tutto il Nord America, secondo quanto ha detto a Newsweek il co-autore Selin Gülgöz, ricercatore post-dottorato presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Washington. Hanno parlato con genitori e bambin* dell’identità di genere di quest* ultim*. Nella conversazione, tra le altre cose, gli scienziati facevano vedere loro dei giocattoli e chiedevano quali preferissero, inoltre chiedevano loro in che misura si sentivano simili a maschietti o femminucce. Il gruppo di controllo cisgender ha seguito gli stessi passaggi.

“La scoperta più sorprendente in assoluto è quanto fossero simil* i/le bambin* transgender e cisgender”, ha detto Gülgöz a Newsweek. “Ciò significa che, vedendo i dati di qualsiasi partecipante a caso, non sarei in grado di dire se quel* bambin* è transgender o cisgender.”

“Sia tra* bambin* transgender che cisgender, troviamo una vasta gamma nell’intensità della loro identità e preferenze. Ad esempio, abbiamo avuto alcune ragazze transgender ‘maschiaccio’ nello studio, proprio come avevamo ragazze cisgender ‘maschiaccio”.

Nell’ultimo decennio, man mano il movimento per i diritti delle persone trans ha acquisito un’attenzione difusa, si è discusso sulla legittimità delle esperienze del gruppo emarginato. Alcuni hanno argomentato in modo controverso che insegnare a* bambin* le questioni relative sul transgenderismo è fonte di confusione, che non si deve permettere la transizione a* bambin* oppure che detta transizione perpetua dannosi stereotipi di genere, ad esempio che le ragazze vestono di rosa o sono sottomesse.

Gülgöz ha affermato che lo studio non è stato progettato per dare una risposta alla questione se i bambini dovrebbero essere autorizzati alla transizione sociale ma i risultati “mostrano che il tempo che un* bambin* trascorre vivendo come transgender non sembra cambiare la sua identità di genere oppure rendere le sue preferenze in materia di abbiglimento o giocattoli, dal punto di vista degli stereotipi di genere, in linea con quelle più estreme, il che fornisce supporto a ricerche precedenti che suggeriscono che le transizioni sociali precoci non sono probabilmente la causa delle identità di genere de* bambin* transgender “.

“Questo studio dimostra che in realtà non tutte le ragazze trans (o ragazze cis) vogliono indossare abiti rosa o giocare con le bambole. Infatti, troviamo molt* bambin* trans che rompono questi stereotipi, proprio nello stesso modo che troviamo anche bambin* cis che li rompono,” disse Gülgöz.

“Altre ricerche del nostro laboratorio hanno dimostrato che i/le bambin* trans sostengono gli stereotipi di genere con la stessa intensità de* bambin* cis oppure meno, quindi l’idea che i/le bambin* trans stiano perpetuando stereotipi non sembra reggere. “Secondo i risultati del suo team, Gülgöz ha affermato che non è possibile stabilire la causa per la quale i/le bambin* – sia cis che trans – si dimostrano attratt* da interessi, stili di abbigliamento diversi e se ciò sia dovuto alla socializzazione, alla biologia o qualcos’altro. “Questa è la questione che forse ogni ricercatore su questioni di genere vorrebbe discutere per finalmente essere in grado di dare una risposta. Tuttavia, non credo che siamo ancora arrivati a quel punto”, ha detto Gülgöz.

Gülgöz ha riconosciuto che lo studio era limitato perché tutt* i/le bambin* avevano fatto la transizione sociale e perché i/le partecipanti venivano studiati giusto in un momento concreto del loro sviluppo. La coorte è stata inoltre condizionata dal fatto che i/le bambin* studiat* erano provenient* da famiglie con alto reddito e con genitori istruiti. Non è chiaro se, in campioni di altre caratteristiche, si sarebbero riscontrati gli stessi risultati, ha detto.

Il team intende rivisitare le famiglie e tracciare lo sviluppo de* partecipanti ogni tre anni.

La professoressa Julie Fish, esperta in Salute di persone LGBTQ presso la De Monfort University, nel Regno Unito, che non ha lavorato allo studio, ha commentato la conclusione degli autori e ha affermato che “né l’assegnazione del genere alla nascita come neanche le pratiche di educazione de* figl* sono gli aspetti che definiscono il genere con cui un* bambin* si identifica oppure il modo in cui esprime il proprio genere “.

“Gli autori presentano queste pratiche come atteggiamenti neutrali che contrastano con le narrazioni in cui i/le bambin* transgender hanno riferito di provare angoscia, comportamenti disturbati e astinenza se i loro sentimenti non sono riconosciuti dalla loro famiglia e da* loro amic*”, ha detto Fish a Newsweek.

Simona Giordano, esperta di identità di genere e lettrice di bioetica presso la University of Manchester Law School, che non ha lavorato allo studio, ha detto a Newsweek: “Lo studio fornisce ulteriori e opportune prove  sul fatto che risulti improbabile che il genere di un* bambin* sia determinato dall’atteggiamento dei genitori nei suoi confronti: c’è qualcosa che viene “dall’interno” e che il/la bambin* scopre nonostante sia stato incoraggiat* in modo contrario. Il/la bambin* seguirà questo segnale interno e graviterà verso giochi e coetane* che sono congruenti con il suo genere interiore nella cultura d’appartenenza. I suoi genitori e le sue famiglie non possono avviare tale processo: possono solo facilitarlo o impedirlo “.

Giordano ha proseguito: “Negli ultimi anni, nella letteratura in materia, alcuni hanno sostenuto che consentire a un* bambin* di fare la transizione social potrebbe aumentare le probabilità di una successiva transizione medica e che, sostenere l’espressione di genere di un* bambin* non è solo accettare, ma è una forma di trattamento psicosociale che ha delle conseguenze “.

“Questo studio conferma che è improbabile che offrire supporto spinga i/le bambin* in una direzione o nell’altra, secondo Giordano.

Tuttavia, Giordano ha affermato che, studiando solo bambin* che hanno fatto la transizione sociale, gli autori “possano inavvertitamente rafforzare l’idea erronea che esistano determinate categorie discrete: il binarismo che divide tra maschio e femmina (categoria cisgender), poi il binarismo che divide tra maschio trans e femmina trans (categoria transgender) e poi un altro binarismo (che divide tra cisgender e transgender). “”Dobbiamo invece riconoscere che nessuna di queste categorie ha confini precisi”, ha affermato Giordano.

“Anche le categorie biologiche di maschio e femmina sono vaghe”, ha spiegato Giordano. “Oggi sappiamo che non solo i cromosomi X e Y regolano la differenziazione del sesso ma almeno altri dodici cromosomi nel genoma umano, e che, almeno 30 geni, sono coinvolti nello sviluppo del sesso.

“Se ” transgender ” viene definito come una persona il cui genere non si allinea alle aspettative di genere costruite attorno al sesso biologico ma, allo stesso tempo, abbiamo difficoltà a definire lo stesso sesso biologico, la nozione di transgender perde la sua chiarezza epistemologica”, ha detto.

Giordano ha anche sostenuto che il termine “transizione sociale” non è chiaramente delimitato poiché significa cose diverse per persone diverse.

Ha concluso: “Lo studio fornisce quindi importanti rassicurazioni a famiglie e medici: essere sensibili all’espressione e ai bisogni di un* bambin* non significa “renderl* transgender”; consentire a un* bambin* di scegliere liberamente giocattoli, vestiti, acconciatura, un nome e un pronome, oppure esternare il genere sentito al di fuori dell’ambiente domestico non “fa sì che i/le bambin* diventino transgender o successivamente adult* transessual*”.

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